\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Intorno al luglio del 1609 Galilei ebbe notizia dellÆinvenzione di un dispositivo per far apparire pi∙ vicini oggetti distanti e
subito dopo realizz≥ un cannocchiale capace di ingrandire gli oggetti fino a nove volte, dandone poi una dimostrazione dal campanile di San Marco. Lo strumento colp∞ favorevolmente le autoritα, che confermarono a Galilei un vitalizio e aumentarono il su
o stipendio da 520 a 1000 fiorini, una somma senza precedenti per un professore di matematica. Galilei non riusc∞ mai a padroneggiare completamente la teoria ottica in base alla quale il cannocchiale, costituito dallÆaccoppiamento di una lente concava e
una convessa, funzionava. Con uno strumento che ingrandiva quindici volte Galilei, a partire dal 1610, inizi≥ a studiare il cielo. Le sue osservazioni dovevano rivoluzionare lÆastronomia: la Luna apparve come coperta di montagne (Galilei riusc∞ persino a
stimarne lÆaltezza), la Via Lattea si dissolveva in un ammasso di piccole stelle, nuove stelle comparvero come emerse dal nulla, e, cosa ancora pi∙ straordinaria, furono scoperti quattro satelliti che orbitavano intorno a Giove. Se Giove con i suoi sate
lliti ruotava intorno ad un corpo centrale non si poteva pi∙ obiettare che lÆidea della Terra orbitante intorno al Sole con la sua Luna fosse assurda. Galilei redasse rapidamente il \i Sidereus Nuncius\i0 che dedic≥ a Cosimo II di Toscana. I satelliti d
i Giove furono detti, in suo onore, ômediceiö. Nel luglio del 1610 Galilei venne nominato Matematico e Filosofo del Granduca di Toscana. Nello stesso periodo osserv≥ che Saturno aveva una forma allungata e ritenne che il fenomeno fosse dovuto a due satel
liti, collaterali rispetto al pianeta. Sfortunatamente, i satelliti diminuirono di grandezza e alla fine del 1612 scomparvero del tutto. Evidentemente il cannocchiale di Galilei non era in grado di risolvere gli anelli di Saturno che sono comunque diffic
ili da osservare quando si trovano nel piano equatoriale del pianeta. Nel 1611 Galilei scopr∞ che Venere ha fasi come quelle lunari ôs∞ che necessariamente si volge intorno al Sole, come anco Mercurio e tutti li altri pianetiö. Quando Galilei si rec≥ a R
oma nella primavera del 1611, il giovane principe F. Cesi lo accolse tra i membri dellÆAccademia dei Lincei e il cardinale Bellarmino discusse con lui di astronomia. NellÆestate del 1611, Galilei sostenne una disputa con i filosofi peripatetici sulle cau
se dei corpi galleggianti. Egli riteneva, dÆaccordo con Archimede, che la causa del galleggiamento fosse dovuta alla densitα relativa tra i corpi e il liquido in cui erano immersi, mentre i suoi oppositori aristotelici sostenevano, al contrario, che ques
ta era data dalla forma dei corpi. Nel maggio del 1612, Galilei pubblic≥ il \i Discorso intorno alle cose che stanno in su lÆacqua o che in essa si muovono.\i0 Il saggio fu venduto cos∞ rapidamente che ne fu preparata una seconda edizione prima della fi
ne dellÆanno. NellÆautunno del 1611 C. Scheiner, un gesuita che insegnava allÆuniversitα di Ingolstadt, scrisse a Mark Welser ad Augusta informandolo di aver scoperto delle macchie sulla superficie del Sole. Galilei contest≥ lÆinterpretazione di Scheiner
che queste macchie fossero dei piccoli satelliti orbitanti intorno al Sole. Nel 1612 il principe Cesi pubblic≥ lÆinterpretazione di Galilei (\i Istoria e dimostrazione intorno alle macchie solari e loro accidenti\i0 ), che affermava di aver osservato le
macchie solari prima di Scheiner. Ci≥ gener≥ una contesa tra Galilei e i gesuiti per la prioritα della scoperta. Nel dicembre del 1613, a Pisa, durante un pranzo alla corte del granduca, assente Galilei, furono sollevate obiezioni di natura teologica co
ntro il sistema copernicano. Castelli difese il punto di vista di Galilei quando Cristina di Lorena, madre di Cosimo II, gli chiese la sua opinione. Galilei scrisse allora una lunga lettera a Castelli, datata 21 dicembre 1613, nella quale difendeva il si
stema eliocentrico. La quarta domenica di Avvento del 1614 un frate domenicano, T. Caccini, inve∞ contro il sistema copernicano dal pulpito di Santa Maria Novella. Un altro domenicano, N. Lorini, denunci≥ Galilei inviando allÆInquisizione a Roma una copi
a della lettera a Castelli. A questo punto Galilei ampli≥ la lettera (nota come \i Lettera a Cristina di Lorena\i0 , dic 1615), che contiene il suo pronunciamento pi∙ approfondito sui rapporti tra scienza e Sacra Scrittura. Facendo suo il \i bon mot\i0
del cardinale C. Baronio, ôlÆintenzione dello Spirito Santo essere dÆinsegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cieloö, Galilei svilupp≥ lÆidea che Dio parla sia attraverso il ôlibro della Naturaö sia attraverso il ôlibro della Scritturaö. Ne
i primi mesi del 1615, P. A. Foscarini pubblic≥ una \i Lettera sopra lÆopinione deÆ Pittagorici e del Copernico della mobilitα della terra e stabilitα del sole\i0 e ne invi≥ copia al cardinale Bellarmino. Il cardinale rispose che in mancanza di prove ce
rte sul moto della Terra, Foscarini e Galilei avrebbero dovuto contentarsi di parlare in forma ipotetica. Il cardinale aggiunse che nel caso in cui una prova del moto terrestre si rendesse disponibile allora bisognava reinterpretare la Sacra Scrittura co
n estrema cautela. Galilei, che ricevette una copia di tale lettera, era convinto di avere questa prova consistente in una sua ipotesi sullÆorigine delle maree, che in seguito divenne argomento della quarta giornata del \i Dialogo sopra i due massimi sis
temi\i0 . Galilei present≥ la sua ipotesi a Roma allÆinizio del 1616. Il risultato fu un esame minuzioso della teoria eliocentrica da parte del Santo Uffizio e la condanna delle due seguenti proposizioni: 1. ô\i Sol est centrum mundi, et omnino immobilis
motu locali\i0 ö, e 2. ô\i Terra non est centrum mundi nec immobilis, sed secundum se totam se movetur, etiam motu diurno\i0 ö. La prima proposizione venne censurata in quanto ô\i stultam et absurdam in philosophia, et formaliter haereticam\i0 ö, e la s
econda come ô\i ad minus esse in Fide erroneam\i0 ö. Nello stesso anno la Congregazione dellÆIndice a sua volta proib∞ il libro di Copernico ô\i donec corrigatur\i0 ö e condann≥ la \i Lettera\i0 di Foscarini. Il cardinale Bellarmino consegn≥ a Galilei u
n documento in cui si affermava che non gli era mai stata richiesta alcuna abiura o ritrattazione, ma che era stato semplicemente informato della decisione della Congregazione dellÆIndice. Un memorandum non firmato, trovato negli atti, andava oltre affer
mando che a Galilei si doveva intimare non solo di rinunciare allÆidea che la Terra si muove ma anche di non farne oggetto di discussione (ô\i seu de ea tractare\i0 ö). LÆautenticitα di questo documento Φ stata messa in dubbio, ma fatto sta che esso emer
se in occasione del processo del 1633 e fu usato contro Galileo.
